Qualunque fosse la sua destinazione, qualunque meta lo costringesse ad affrettarsi, Jean aveva sempre amato camminare per le vie di Firenze. Amava passeggiare senza pensare a niente, odorando i profumi che arrivavano dai bar e dalle librerie, guardando le persone che camminavano con i volti scuriti dalle preoccupazioni, sentendo il frizzante vento autunnale sul viso. La sua mente si svuotava di tutto, si spegneva. Solo i sensi lavoravano a pieno regime, disordinatamente. Magnificamente.
Anche in quel momento si stava godendo la sua camminata, benché la destinazione fosse tutt'altro che idilliaca. Dopo l'amabile merenda con Laura stava camminando verso Piazza San Marco, poi l'autobus numero sette fino alla campagna tra Fiesole e Firenze, dove avevano casa i suoi genitori. Una bella villa in via dei Ferruzzi, quattrocento metri quadri di splendente solennità. Suo padre l'aveva ereditata da suo nonno, pioniere dell'industria tessile di Prato. L'avevano mantenuta grazie agli impieghi dei suoi genitori. Il padre dirigente della banca più importante della città, la madre neurologa laureata alla Sorbona, poi emigrata in Italia, e ora primario al Careggi.