Firenze, 7 Ottobre 20 |
C'è una manifestazione studentesca oggi. Siamo studenti noi, e quindi non possiamo mancare. E poi il tema è veramente interessante, lo condivido e voglio partecipare alla protesta. Lo slogan del corteo studentesco è un efficace "Il capitalismo non è in crisi, il capitalismo è la crisi.". Veramente accattivante, appena ho letto al riguardo in rete ne sono rimasto entusiasta, sul serio. Il problema del capitalismo è sempre stato attuale per me, l'ho sempre considerato una metastasi universalmente accettata e riconosciuta che ci sta portando ad una lenta distruzione. Il capitalismo sta smantellando il nostro stato sociale. A causa del sistema capitalistico stiamo assistendo impotenti a dei tagli ciclopici ai fondi pubblici, all'uccisione di una possibile crescita del nostro Paese a causa dell'aumento dell'IVA e della privatizzazione di tutto ciò che è e deve essere un bene comune. Io sono contro il sistema che ci circonda, sono convinto delle mie idee. E le voglio quindi proteggere, sostenere.
Pieno di tutto questo ardore mi sono diretto al punto d'incontro degli studenti. Ci siamo ritrovati in un trionfo di allegria e di forza, di libertà e di rabbia. Ci siamo uniti alle risa felici di chi sa di stare facendo qualcosa che conta davvero. Poi il corteo è partito. Poi qualcosa è cambiato.
La calca si è immessa in una delle vie più belle ed importanti della mia città, e poi la situazione è degenerata. Non nel senso estremo del termine. I ragazzi hanno smesso di protestare costruttivamente. Hanno iniziato a urlare slogan inutili, volgari, fini a se stessi. Hanno iniziato a schiamazzare e a ridere di cose esterne alla protesta politica.
Siamo tanti, ma le persone che ci credono davvero sembrano poche. Mi accorgo di essere circondato da ragazzi, interessati più a socializzare che a protestare contro un sistema opprimente. Mi accorgo di essere dentro una protesta vera, seria. Ma che purtroppo non è stata presa sul serio.
Il corteo finisce com'è iniziato. Con alcuni che urlano idee importanti, che si battono seriamente per convincere i loro coetanei delle loro sacrosante idee. Ma anche con molti altri ragazzi felici solamente per aver evitato qualche interrogazione o verifica saltando la scuola.
Il corteo finisce com'è iniziato. Con alcuni che urlano idee importanti, che si battono seriamente per convincere i loro coetanei delle loro sacrosante idee. Ma anche con molti altri ragazzi felici solamente per aver evitato qualche interrogazione o verifica saltando la scuola.
Ce ne torniamo alla stazione, non è più tanto freddo. Le felpe colorate sono finite nello zaino lasciando spazio a t-shirt monocromatiche. Mi fumo un'altra sigaretta sul binario. Non è stata una giornata negativa. Ho visto molti ragazzi impegnati politicamente urlare con me protestando con sentimento su cose serie. Ho visto una politica attiva autogestita e priva dei fumi sparsi dalle alte sfere. Ma purtroppo eravamo una piccola percentuale sulle migliaia di studenti giunti a Firenze. C'è una piccola sconfitta nel mio cuore, che batte tuttavia ancora verde di speranza.
Butto la sigaretta, salgo sul treno tornandomene a casa. Confido in Roma, il 15 Ottobre. Spero che gli tra gli indignados riuscirò a far sentire la mia voce.
Butto la sigaretta, salgo sul treno tornandomene a casa. Confido in Roma, il 15 Ottobre. Spero che gli tra gli indignados riuscirò a far sentire la mia voce.
"Mike Bongiorno non si trova più"? Roma sarà diversa. Deve esserlo. Altrimenti, i soliti e abituali pi greco mezzi.
RispondiElimina