giovedì 29 settembre 2011

(S)fiducia nel parlamento.

Dare la propria fiducia a una persona è una cosa importante. Almeno per me lo è sempre stato. Do la mia fiducia solo alle persone che ritengo che se la meritino, che sicuramente non la tradiranno. Io ti do la mia fiducia perché sei come me, sei tutto d'un pezzo, e non mi tradirai mai.
Meglio eletto che nominato (dalla mafia).
Così è in ambito politico. Se si da fiducia ad un parlamentare è perché si ritiene che egli la meriti. Che sia come noi. Perché si vota una sfiducia, in parlamento? Perché dei politici dovrebbero abbassare un ministro della Repubblica al livello dei normali cittadini? Semplice. Perché non ha più la loro fiducia.
Ieri c'è stato un voto di sfiducia. Sfiducia al ministro delle Politiche Agricole Saverio Romano, indagato dalla magistratura per concorso esterno in associazione mafiosa. Associazione mafiosa. Com'è possibile da parte della classe dirigente di un Paese che ha nelle mafie il problema nazionale più grave della sua storia dare la fiducia a un ministro indagato per mafia? Certo, un indagato è innocente fino al giudizio di colpevolezza. Ma la situazione per un ministro è diversa. Un ministro dovrebbe dimettersi per molto meno. Ma non in questo governo. Non in questo paese.
Non solo Romano non aveva alcuna intenzione di dimettersi, ma quando ieri pomeriggio è entrato in aula per la votazione che lo vedeva come oggetto non aveva nessuno preoccupazione ad ombrargli il viso. Abbracci di qui, baci di là. Bella stretta di mano con Calderoli, e poi discorso alla camera. Non un discorso che ci si aspetterebbe da una persona che rischia la galera per un reato gravissimo. Non un discorso mesto e convincente. Romano ha fatto un discorso provocatorio nei confronti della magistratura, citando il premier: "L'ordine giudiziario ha soverchiato il Parlamento".
Sapeva già come sarebbe andata a finire, Romano. La Lega, che come ha detto il capogruppo dell' Idv Donadi è diventata da verde a rossa per la vergogna, gli aveva già dato il suo lindo appoggio attraverso il molto sano Bossi e l'altrettanto coerente Maroni che avevano entrambi assicurato l'assenza di sorprese. La falsa Lega, che prima incastra Papa e poi salva Milanese e Romano, senza alcun interesse se non il bieco interesse politico. E la base leghista scalpita.
Il risultato è stato come tutti si aspettavano. Le rassicurazioni dei boss leghisti si sono rivelate fondate. Un mafioso è in giro, la maggioranza è ancora salda con 325 voti e B. dal suo trono di cartapesta continua a sorridere.
Si danno fiducia, i parlamentari. Peccato però che se la possano dare solo a vicenda, visto che quella dei cittadini l'hanno già persa da un bel pezzo.

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