martedì 27 settembre 2011

Un soffio di informazione. Forse.

"Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono." Così recita un passo del ddl firmato dal molto virtuoso Alfano. La legge bavaglio, per intenderci. Quella delle intercettazioni e così via.
Non è finzione, né uno scherzo di cattivo gusto. Vogliono farlo davvero, stavolta vogliono provarci in questo modo. Togliere quasi completamente la libertà di stampa tradizionale a questo Paese evidentemente non era abbastanza. Adesso neanche internet -solo in Italia, chiaramente- ci è rimasto, visto che se domani il decreto verrà approvato ogni articolo telematico non godrà più di alcuna libertà.
Come spiega il comma sopra riportato, ogni qualvolta che l'interessato di un articolo di un sito ritenga -a ragione o no- che il suo contenuto non corrisponda a verità, basta che mandi una e-mail all'amministratore del sito e quest'ultimo sarà obbligato a cambiare l'articolo entro quarantott'ore lasciandone invariate le caratteristiche grafiche e l'accessibilità.
Facciamo un esempio. Se per esempio Nicola Porro passasse per caso su Fake Click e leggesse per caso l'articolo precedente a questo, potrebbe benissimo mandarmi una e-mail personale dicendomi di cambiare l'articolo. Pure se, come in questo caso, nell'articolo non ci sia scritto null'altro che la verità. E io dovrei obbedirgli.
Si padrone, mi genufletto.
E c'è di peggio. Mettiamo caso che la e-mail venga mandata al sito di Repubblica. Nessun problema, c'è sempre qualcuno che monitora un sito così frequentato, che riuscirebbe quindi a genuflettersi in tempo per i due giorni necessari alla sottomissione. Ma se la e-mai venisse mandata ad un blog di un non professionista, che magari si connette una o due volte la settimana? Beh, allora il blogger in questione infrangerebbe il codice penale, e sarebbe etichettato come un diffamatore solo perché non ha potuto genuflettersi in tempo.
Dov'è la democrazia? Dov'è la più elementare libertà d' informazione? E' possibile che una persona debba essere costretto a a nascondere le sue idee non da un giudice imparziale, ma da un perfetto nessuno che crede lesa la sua maestà?
Ci provano di nuovo, B. e la cricca. E l'nformazione piano piano svanisce. Come un soffio nel vento.

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