lunedì 10 ottobre 2011

Riflessioni su uno scomodo banco di formica.

Si muovono a frotte. Tutti insieme. Come automi camminano in greggi di grigio metallo e si riuniscono in fredde aule bianche, spoglie. Non si chiedono il perché, vanno e basta. Non si voltano, non si guardano attorno. Anch'io cammino con loro.
Sono nato con una mente bella, fresca, piena d'idee. Mi sembrava tutto immediato, semplice. Tutto mi sembrava arrivabile. Credevo di essere destinato a qualcosa, la mia sola sicurezza era la mia fantasia. Il fuoco della curiosità ardeva con vigore nei miei occhi. Poi tutto è cambiato. I colori in me si sono affievoliti, sciupati. La mia fantasia si è impoverita, i miei occhi si sono spenti. Non vi brucia più nulla dentro.
Adesso cammino anch'io nel gregge. Adesso sono anch'io uno studente. Siedo nelle aule spoglie, su sedie anonime, appoggiato a banchi ancora più anonimi.
Il sapere è importante. E' una delle poche cose veramente sincere che ci sono rimaste in questo mondo di plastica. Mi piace imparare. Ed è estremamente giusto che ogni individuo possa avere il diritto di accedere al sapere.
Purtroppo però basandosi su questa giusta base si è finiti in un vortice. Un vortice freddo, grigio, fatto di un triste anonimato. Difatti c'è solo una cosa che nella mia testa è sempre stata più importante del sapere: l'espressione del proprio pensiero. E questo concetto è stato distrutto dalla scuola attuale, che per privilegiare un sapere funzionale e raggiungibile a tutti ha costretto la conoscenza ad un esercizio meccanico e mnemonico.
La pura bellezza del pensiero si dovrebbe esprimere attraverso ciò che vediamo filtrato unicamente dalle nostre impressioni. Questa è la cosa più importante e difficile da imparare: sviluppare uno spirito critico che  ci renda liberi e faccia librare alto il nostro pensiero privo di vincoli.
Invece siamo qua, tutti i giorni. In competizione. Lottiamo per un voto, per paura di perdere un estate di divertimenti. Impariamo costretti nozioni a carrellate che verranno dimenticate in capo a un giorno. Solo perché manca la passione, che non ci accompagna più. Che ci ha abbandonato da bambini. Siamo studenti, già consapevoli dell'età adulta che ci aspetta.
Ogni giorno siedo su un grigio banco. Fitte parole vorticano attorno alla mia testa, il mio sguardo è perso nel vuoto. Mi rigiro la matita fra le dita. Cerco di scappare dal grigiore della quotidianità col pensiero, ma la mia fantasia è come inncatenata. Non vola più.

1 commento:

  1. Ho trovato questo per caso proprio oggi.
    http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2011/10/12/news/ragazzi_studiate-23110142/?ref=HREC1-10
    Chissà...

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